Non tutti i libri sono portatori (in)sani di problemi, solo i cosiddetti “issue books”. Definiamo l’issue book come un sottogenere della letteratura per ragazzi: nello specifico, si tratta di un romanzo che utilizza gli strumenti narrativi non per raccontare una storia, un conflitto, un personaggio, ma per sviscerare (in modo più o meno convincente) un problema.

L’issue book nasce a supporto della narrativa giovanile negli anni ’80 e ’90 e diventa un modo per affrontare argomenti scomodi come la droga, il sesso, la malattia mentale, il razzismo (eccetera) rimanendo su un terreno didattico e facilmente accessibile da insegnanti e educatori. È un sottogenere “consolatorio”, in un certo senso, in quanto offre risposte chiare a problemi in realtà complessi, e riesce sempre facilmente a collocare il “giusto” e lo “sbagliato”.

Un esempio di “issue book” è sicuramente Wonder di Palacio.

Augustus, a parte l’estetica, non ha difetti. Così come sono senza difetti gli adulti intorno a lui e il sistema che lo accoglie. Da educare, nella storia, sono solo i coetanei di Augustus, che vengono saggiamente guidati verso il rispetto delle sfighe altrui.

Libri come Wonder pongono diverse problematiche e, sul lungo andare, impongono all’intero settore un modus operandi che definisce il romanzo realistico solo in termini didattici, moralistici. La conseguenza più visibile è che ogni altro romanzo che non si muove entro questi confini, viene bollato come “controverso”.

La conseguenza meno visibile è l’abbandono della lettura da parte degli adolescenti: un issue book gratifica e consola gli adulti ma non i lettori a cui si rivolge. Resta quindi bloccato in ambito scolastico e spesso scoraggia i ragazzi, spingendoli verso altri media più veritieri e dediti alle sfumature dei problemi.

Se volete saperne di più sull’argomento, potete seguire il video della diretta che ho realizzato qualche tempo fa. Ci sono diversi spunti di riflessione e di approfondimento:

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