C’è differenza tra scrivere per adulti e scrivere per ragazzi?

NO: uno scrittore è uno scrittore, non importa il suo target.

NO: a ben guardare, entrambi gli scrittori scrivono per adulti, in quanto anche lo scrittore per ragazzi dipende da un compratore adulto che non può assolutamente ignorare.

Quindi SI: la differenza sta nel fatto che chi scrive per ragazzi sa (o dovrebbe sapere) che compratore e lettore delle sue storie NON coincidono. Problema che lo scrittore per adulti non ha. E la questione diventa subito spinosa.Per chi scriviamo, in realtà? Per i ragazzi, per i bambini? O per chi comprerà il libro, cioè i genitori e gli insegnanti?

L’atto di scrivere, sapendo che tra ME e il mio LETTORE ci sono in mezzo almeno altri QUATTRO adulti che fanno da filtro (editore, distributore, libraio/bibliotecario, genitore/insegnante) è davvero puro, cioè puramente rivolto al lettore? E anche io sono un adulto. Che tipo di filtro sono? Sto scrivendo per i bambini o per un bambino ideale che piace ai grandi? O per “il bambino” così come inteso nella società in cui vivo?

La stessa esistenza della “letteratura per bambini” è enigmatica. Quali bambini? Quelli del centro di Milano o quelli delle periferie disagiate? E come raggiungiamo i bambini che vivono in zone senza biblioteche e non hanno risorse per andare in libreria? Il rischio non è di produrre testi sempre per lo stesso “bambino” borghese? Di usare linguaggi e immagini che fanno riferimento al suo ambiente?

La rivista “The Critic” usa una vignetta con tre grandi scrittori per ragazzi (Lewis, Rowling, Blyton) legati da corde strette, per descrivere la condizione di chi scrive per i piccoli. Mi è piaciuta..Il nostro non è un settore facile. Se vuoi davvero scrivere per i lettori, se hai a cuore tutti i tipi di bambini in qualunque contesto sociale, è dura.

Quindi SI, c’è differenza. Soprattutto in termini di fatica ideologica.

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