È recente il podcast che ho registrato con Alfredo Rabaiotti, conduttore, e Monica Antonioli, psicologa. Si è discusso del ruolo che i genitori iperpresenti a livello affettivo hanno nella vita dei figli. Di come sia impossibile per quest’ultimi costruirsi una propria narrazione perché sono continuamente narrati da qualcun altro.

L’impossibilità di crescere, quindi, deriva dall’impossibilità di raccontarsi da soli. In questo modo i bambini crescono come “oggetti” e non “soggetti”. Sono appendici di qualcuno e mai protagonisti della propria vita.

Le motivazioni? Noi proviamo a darne alcune, prima fra tutte l’enormità dell’investimento emotivo che oggi è legato alla riproduzione. Fare un figlio è diventato sinonimo di garanzia di felicità “assoluta” e “amore puro”. Per molti è diventata l’unica cosa che dia un senso all’esistenza. E allora si esclude il resto e ci si concentra sull’unicità di questo rapporto.

Il problema resta la dipendenza del figlio, a causa della quale la relazione è comunque sempre sbilanciata. La responsabilità dell’adulto starebbe quindi nel non approfittarsi di questa dipendenza affinché non diventi eterna e immodificabile. Ne parliamo nel podcast, ma ovviamente quaranta minuti non sono esaustivi per un argomento così vasto e delicato. Buon ascolto!

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