Ho letto di recente un articolo in cui è spiegato molto bene dove stiamo andando: verso un mondo fatto di censure, di facili offese, di categorie che per esistere devono aggredire e proibire, e zero umorismo.

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Da professionista dell’editoria per bambini, sono molto preoccupata e non da adesso ma dal lontano 2012, quando subii una censura culturale molto violenta sul mio libro “Nemmeno un bacio prima di andare a letto” (ora ripubblicato come Party Girl).

Sono passati dieci anni da allora e la situazione è peggiorata in modo allarmante. Tra i paesi democratici e quelli reazionari sembra non esserci più alcuna differenza, la letteratura è diventata “di regime” un po’ ovunque. Si salvano i paesi scandinavi e l’Olanda, dove i governi oppongono resistenza all’americanizzazione del pensiero e stabiliscono delle linee guida nazionali che favoriscono la sperimentazione letteraria e il rispetto dei giovani lettori.

Molti autori si sono espressi contro questa pratica sempre più diffusa di bandire o censurare i testi classici in una sorta di ansia da revisionismo storico che cancella il passato invece di fornire gli strumenti per interpretarlo. Tra quelli per ragazzi, spicca il nome di Maria Teresa Andruetto, premio Hans Christian Andersen, che nel suo Per una letteratura senza aggettivi getta le basi per comprendere perché impedire agli autori di esprimersi è sempre un errore, qualunque sia il motivo.

Ma anche il saggio di Nick Cohen You can’t read this book (la censura nell’era della libertà) è illuminante per la sua analisi che parte dai Versetti Satanici di Salman Rushdie per spiegare come mai qualunque censura che si ammanti di ideali di sinistra finisca per favorire atteggiamenti e gruppi politici decisamente a destra.

In Italia stiamo sottovalutando il problema, accettando una censura alla volta che il ruolo degli scrittori per ragazzi sia ridimensionato a una produzione di contenuti piatta, che non crea controversie di alcun tipo, che ricalca modelli condivisi, che segue mode approvate anche quando queste mode sono apparentemente trasgressive, come la recente ondata di femminismo o di libri “gender”. Il risultato, quindi, si fa spesso molta fatica a definirlo “letteratura”….

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